.....ma tu, in che mondo vivi?


Questa domanda mi è stata fatta per e-mail da un collega, durante una laboriosa discussione (virtuale) su impact factor, ISI e altre amenità accademiche. A caldo ero tentato di rispondere nel mondo di quelli che pensano con la propria testa. Eppure...! è una domanda che apre sconfinate possibilità di pensiero, c'è da perdersi e quindi, meglio cominciare dai fatti. 

Mi chiamo Claudio Procesi, nato a Roma il 31-03-1941. Nell'anno del Signore 2008 sono Professore Ordinario alla Sapienza di Luigi Frati, nella Roma di Alemanno e Benedetto XVI, nell'Italia di Berlusconi, marca periferica dell'impero occidentale retto, per fortuna ancora per poco, da George W. Bush.


Faccio un profondo respiro e mi chiedo, e ora? Chiariamo: mi poteva andare peggio, come a mio padre, tenente l'8 Settembre 1943, o io ebreo a Roma, Berlino nel 1939, io comunista sotto Stalin, Franco o Pol Pot, io Tutsi a Kigali nei mesi del genocidio o persino oggi, io, negro su una spiaggia della Libia, aspettando un precario e rischioso barcone che mi porti nell'Eldorado di Lampedusa. Questo solo pescando a caso nell'ultimissima, minuscola frazione di storia umana. 

La domanda però ha usualmente una risposta implicita: tu sei un Don Chisciotte che si batte contro i mulini a vento. Identificarmi a "El ingenioso hidalgo Don Qvixote de la Mancha"  è esaltante, ma posso scantonare cosi'? Stiamo parlando veramente di cose minime, vanità, quisquilie, pinzillacchere -avrebbe detto il grande Totò-: ..... politica accademica. Ben altri drammi hanno vissuto milioni di uomini e donne ponendosi la domanda: accetto il mondo in cui vivo? 

Alcuni lo hanno trasformato con la loro morte, per tutti la figura enigmatica e potente di Cristo, altri come Nelson Mandela hanno avuto la fortuna di vedere in vita i frutti di immensi sacrifici, quindi, di che stiamo parlando?

Stiamo solo su un terreno banale, parliamo di piccole scelte personali. Ha ragione Dante: Non ragioniam di lor, ma guarda e passa   non vale la pena perderci tempo, se non per cercare di trarne qualche lezione generale.

Ho sempre trovato la politica accademica un'attività abbastanza noiosa, insulsa quando è di bassa lega, anche se ho un profondo rispetto per quelli che la praticano onestamente e con passione. Ne ho conosciuti molti che, dopo un periodo di attività scientifica intensa, hanno dedicato una parte più o meno cospicua delle proprie forze a fondare un istituto, a ristrutturare l'insegnamento o la ricerca di un paese; quelli che non sopporto sono i politicanti, che usano il titolo di professore universitario senza aver dato alcun contributo alla scienza o alla cultura. Ricordo: anno 1971, fresco professore universitario a Lecce, mi diceva il collega Benvenuti: tu devi difendere gli interessi dell'Algebra... mmmm.... il solo interesse che io vedevo era fare buona matematica, l'Algebra si difendesse da sola, se ne era capace. Posizione ovviamente estremista ma che in fondo non ho mai rinnegato. Confesso che qualche volta ho fatto politica accademica, ma i miei maggiori successi li ho ottenuti non facendola. Devo a questo punto spiegare una contraddizione: come mai sono vicepresidente dell'International Mathematical Union (IMU), una posizione evidentemente politica? Qualche anno fa il mio amico Jacob Palis, presidente dell'IMU, uno degli artefici della rinascita della matematica in Brasile e America Latina, uno che veramente fa "Politica Accademica" ai massimi livelli, mi chiese se ero disponibile a entrare nel "Executive Committee" (EC) dell IMU. L'idea mi stuzzicava, era per me una esperienza nuova ed ho accettato. Bisogna spiegare che si viene eletti nell'EC dell'IMU dall'assemblea generale, in cui vi sono le delegazioni nazionali, si tratta dunque di fare della lobby politica. Io ovviamente non ho mosso un dito e non sono stato eletto. Pazienza, dopo poco me ne ero dimenticato. Passati quattro anni, alla riunione successiva, Palis me lo chiese di nuovo, aggiungendo un fatidico: " Questa volta ti nominiamo direttamente vicepresidente che non è una carica elettiva." 

Evidentemente mi volevano proprio.

Ora ci siamo di nuovo, c'è una confusa ma cruciale battaglia in corso, non solo per cambiare l'Università, ma soprattutto per ridefinire rapporti di potere, egemonie culturali, in poche parole il futuro del paese! La posta in gioco è altissima, ho l'impressione che le risposte della politica e della cultura ufficiale siano inadeguate. Questi sono i momenti in cui vale la pena provare a dire qualcosa, cercare di farsi ascoltare. Mi viene in mente la intelligente battuta la risposta sta dentro di te, ..... però ..... è sbagliata (sic!). Guardandosi dentro una domanda tira l'altra, e quindi dopo in che mondo vivi? viene chi sono? Lascerò le domande metafisiche, dove andiamo, da dove veniamo? a menti più esercitate.

Chi sono? Quando provo a rispondere la mente comincia a vagare, componendo e scomponendo pezzi di memoria, immagini di persone care scomparse, che hanno contribuito a formarmi. Mio padre Angelo, un uomo generoso, schivo, orgoglioso di venire da una famiglia sottoproletaria che ha vissuto in un periodo difficile ma anche pieno di opportunità . Ha iniziato, umilmente, come maestro elementare in una scuola di borgata, Donna Olimpia, dove ha incontrato mia madre, maestra anche lei. Poi la Sardegna, Macomer, poi le belle lettere ad Arpino. Continuando con coraggio è arrivato ad insegnare "Storia e Filosofia" nel Liceo Righi, uno dei prestigiosi licei scientifici di Roma. Molti suoi studenti lo ricordano ancora, con affetto e stima, a più di 20 anni dalla sua morte. Ultimo di 5 figli non ha mai conosciuto suo padre, morto prematuramente, prima della sua nascita. Mia nonna, vedova con 5 figli, faceva la lavandaia. Vivevano a San Lorenzo, quartiere di Roma più malfamato che popolare (ora non più). È stato l'unico fra i 5 figli a studiare, in un collegio dai padri Barnabiti. Credo che sia stata questa esperienza, che lui ricordava con profonda gratitudine, a portarlo ad una posizione di fervente cattolico. Più indietro vado con difficoltà, pare che il mio bisnonno avesse una osteria a piazza Margana e si rifornisse a Zagarolo, patria dei Procesi. Si raccontava pure che i miei bisnonni avessero sperperato tutto in bisbocce. 

Dall'altro ramo mia mamma, Liliana Ballester, donna intelligente che faceva suo il motto dell'Alfieri -volli, volli, fortissimamente volli- veniva da un tipo assai particolare di famiglia, una famiglia di artisti.

Mio nonno Anselmo è considerato il padre del manifesto pubblicitario cinematografico italiano. Le sue opere, prodotte fra il 1916 ed il 1960, sono esposte in molti musei nel mondo; i suoi geniali flash pittorici raccontano un pezzo del Novecento. Mia nonna Cecilia, famosa per i capelli e l'altezza, credo facesse la commessa--indossatrice in una boutique. Da quella parte ho anche un po' di sangue di bassa nobiltà papalina. Mi raccontava mia mamma di alcune sue vecchie prozie, bambine all'epoca della breccia di Porta Pia, la presa di Roma. Mentre sfilavano i bersaglieri, in casa avevano sbarrato le finestre e loro, spiandoli dietro le imposte, bisbigliavano inorridite: vecchie galline morte, vecchie galline morte... Da quella parte abbiamo ereditato una prestigiosa tomba di famiglia nella parte nobile del cimitero Verano, il Pincetto; ma io desidero essere cremato e le mie ceneri disperse. In un mondo sovrappopolato è già un problema essere ingombranti da vivi.

Mi accorgo come è facile divagare, queste sono domande che portano a percorsi labirintici. Penso a tanti membri della mia famiglia e vedo persone che non hanno avuto nulla gratis, per censo o rendite di posizione, tutti hanno sbattuto il culo per conquistarsi un posto dignitoso nella società 

Le ambizioni iniziali di mio padre erano quelle di diventare il signor maestro di un' Italia ancora da Libro Cuore. Diventato professore in un prestigioso Liceo era molto orgoglioso di avere tre figli nella carriera universitaria, un caso di antinepotismo. Un suo aneddoto, non so quanto vero, raccontava di un famoso musicista (mi pare) che conversando con una nobildonna che vantava di discendere dagli antichi conti.... rispondeva " Se Lei discende, io salgo". Un'altra Italia? Ho sempre avuto il terrore di diventare un laudator temporis acti, come mio nonno in tarda età, eppure l'Italia di oggi non mi piace. Niente rimpianti per il passato, tuttavia. Per rincuorarsi sul presente basta guardare fuori, alla Germania di Angela Merkel, alla Francia di Sarkozy, alla Spagna di Zapatero e ora alla supercorazzata: gli USA di Obama. Governi di destra e governi di sinistra, comunque esempi di nuove idee e progetti. Solo l'Italia sembra destinata a diventare un paese da operetta, se non un covo di mafiosi o una Teocrazia. Un paese destinato a fare da sagrestano o cameriere d'Europa. Sperando che i professionisti di quest'ultima categoria, colonne del nostro turismo, non si offendano a vedersi paragonati a certi politici... 

Vedo che mi sto perdendo, torno con i piedi per terra, non vi ho detto tutto. Il mio nome completo è Claudio, Maria, Romano, oohps! tutto un programma, un nome da far invidia al Tremonti di Dio, Patria, Famiglia. 

Non mi dilungherò su Dio, ai libri di teologia preferisco quelli di fantascienza con le loro ipotesi bizzarre ma affascinanti, che non hanno la pretesa di enunciare la verità, come la novella di Asimov The Last Question, in cui viene data una originale risposta al tema della creazione.

Sulla patria oscillo, mio nonno cantava: La nostra patria è il mondo intero, il nostro vessillo il gargarozzo, viva viva il litrozzo, con il maritozzo. Era un uomo geniale e lo ricordo allegro al pianoforte, ma negli ultimi anni, dopo la tragica morte di mia nonna, uccisa da un pirata della strada, era irriconoscibile: un vecchio acrimonioso, qualunquista e reazionario. Non aveva un passaporto italiano ma spagnolo, come suo nonno, transfuga dalla Catalogna a Roma nel diciannovesimo secolo. Papà invece aveva fatto tutte le guerre e non amava parlarne. In definitiva devo avere un qualche amore per questa Patria, visto che mi deprime il confronto fra la sua classe politica, le squadre di Prodi e Berlusconi e quella di Obama. In un mondo normale l'idea di commentare l'evento epocale dell'elezione di Obama con le parole farà piacere a Bin Laden, non verrebbe neppure in mente ad un autorevole membro del governo, nel caso verrebbe cacciato a pedate. In Italia ormai impazza un clima di amoralità e cinismo per cui tutto è oggetto di scherno e barzelletta (mentre dietro le quinte dello spettacolo, messo in scena per i gonzi, si fanno affari).

La famiglia. Sono sposato da 39 anni, sempre con la stessa donna. È evidente sono un fautore del matrimonio, anzi, ci credo talmente tanto che non ho alcuna obiezione contro i matrimoni tra omosessuali, un problema che ritengo del tutto irrilevante per la maggior parte degli italiani. A maggior ragione, la minoranza a cui sta a cuore va ascoltata e trattata con le regole della civiltà . Mi ricordo che Barry Goldwater, che pure era un esponente di punta della Destra Americana dura e pura, sosteneva che i politici non devono entrare nelle camere da letto. I nostri invece entrano in tutte le nostre camere: da letto, dell'ospedale, nel ventre delle madri, nei nostri più drammatici e intimi momenti in cui siamo di fronte ai dilemmi della vita e della morte, con una ossessiva protervia e stomachevoli ed ipocriti sermoni. Devo dire francamente che mi fanno schifo. Il mio testamento biologico è rivolto a politici, preti e giornalisti: se mai dovesse capitare, non accanitevi su quello che Giuliano Ferrara chiama un caldo corpo pulsante. Senza uno spirito bollente sono solo 87 chili di carnaccia buona solo a far terra per i ceci. Non so se Parigi val bene una messa, ma qui siamo all'orgia del potere.

Riguardo queste parole e penso che il mio collega scuota la testa, certamente ha la conferma e la risposta: un matematico che vive nel mondo delle nuvole. Forse vorrebbe sapere come vedo gli indicatori di qualità, i posti di ricercatore, le fondazioni etc.. Certo sono tutti temi su cui ci si dovrà confrontare, la politica poi farà le sue scelte (o le sue non scelte), ci saranno necessari compromessi, tutto normale, atteso e regolare. In fondo ci sono centinaia o migliaia di persone che sanno fare questo meglio di me, quindi perché non provare per un momento a guardare più lontano, a quello che si potrebbe fare e non solo a quel poco che poi alla fine si farà . La vita è anche fatta di utopie.

Mi fermo. Un momento. Non avete notato che ora, con 150.000 miliardi o forse più di titoli derivati, vaganti minacciosamente come storni impazziti nel labirinto della finanza mondiale, in giro comincia a circolare la nuova caccia all'untore è tutta colpa dei matematici! Caspita! Dalla torre d'avorio alla torre di Babele o a quella di Dite! Ma non lo sanno -domanda proprio retorica- che i modelli sono soggetti al noto effetto G.I.G.O : garbage in=garbage out. Chi li usa i modelli dei matematici? e chi fornisce i dati e gli inputs per procedere? È come dare la colpa al sagrestano, se i fedeli diventano improvvisamente atei.




The reasonable man adapts himself to the world;

the unreasonable one persists in adapting the world to himself.

Therefore, all progress depends upon the unreasonable man.

(George Bernard Shaw)