È Socrate che parla e si rivolge al famosissimo sofista/retore Gorgia da
Leontini. Questi è passato alla storia insieme a Protagora come sofista per eccellenza, scrittore
elegantissimo, è il modello esemplare della retorica come arte della persuasione. Il tema filosofico che
arrovella Platone, per cui mette Socrate a confronto con Gorgia e i suoi discepoli nel dialogo, fa riferimento
al suo trattato “Sul non-essere”, in cui Gorgia sostiene quesre tesi: 1) Nulla esiste. 2) Se anche
qualcosa esistesse non potrebbe essere conosciuta ; 3) Se anche qualcosa esistesse e potesse essere conosciuta
questa conoscenza non potrebbe essere comunicata ad altri.
Il dialogo verte sul tema della retorica ma il suo vero oggetto è la giustizia: se la giustizia si
possa liquidare come una questione di pura abilità retorica, non nel senso banale delle chiacchiere, ma
nel
senso tecnico della sola facoltà di argomentare appropriatamente, con coerenza logica (per cui poi i
grandi
trattati di logica di Aristotele e il suo trattato sull’interpretazione, con l’analisi delle strutture
elementari e complesse del linguaggio).
Il “dilemma”, ad esempio, è quella struttura argomentativa (sofisma
molto efficace) con cui l’avversario è comunque inchiodato dalla parte del torto, dimostrando quanto Gorgia
avesse ragione a sostenere che “niente è”. Oggi, senza citarlo,
la questione è ridiventata di estrema attualità: la scuola di psichiatria di Palo Alto ha identificato nel
“doppio vincolo” – dilemma - una delle strutture portanti della comunicazione schizofrenogenica, Asimov,
in “Io Robot”, dimostra come sia questa la struttura che manda in loop e fa suicidare il povero robot-servo,
ma anche la teoria dei giochi di Nash, se le mie fonti non sono troppo misere, analizza il problema del “giocatore che perde sempre”.
Tutti modelli mentali per impedire a chi non ha altro potere che quello della mente di poter sostenere alcuna verità e discutere quindi di giustizia. Gottfried Benn, sarcastico maestro dell’espressionismo tedesco letterario, aveva le idee molto chiare a riguardo, quando ha lasciato giovanissimo la carriera universitaria: “Lverità è una delibera di facoltà”.
Lidia Procesi